Democrazia, beni comuni e lavoro: l’interazione necessaria tra Università e territorio

· Comunicati, Sede di Bari
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Si pubblica a seguire il programma dell’ADI Bari per la Consulta Comunale degli Studenti Universitari della Città di Bari.

Il rapporto tra l’Università ed il territorio che la ospita è divenuto, negli ultimi anni, un’interazione fondamentale per entrambi.

Oltre alle immediate ricadute occupazionali, al recupero e alla valorizzazione di spazi ed immobili, la presenza di un ateneo significa per una città l’insediamento di un presidio capace di elevare il dibattito pubblico, allargare gli spazi di democrazia, favorire l’inserimento sociale delle giovani generazioni accrescendo la loro consapevolezza.

In tempi in cui i soggetti collettivi vivono una progressiva eclissi e la privatizzazione dello spazio e dei beni pubblici o il loro progressivo abbandono in nome dell’austerity, si presentano come l’unica misura di buon senso per amministrarli, l’Università si è spesso trovata a dover svolgere un ruolo di supplenza oltreché rappresentare l’ultima frontiera di resistenza.

Anche e soprattutto su sollecitazione dei movimenti studenteschi, dei dottorandi  e dei ricercatori che hanno contestato la L.133, la riforma Gelmini e l’eventualità di abolizione del valore legale del titolo di studio, si è finalmente incrinata l’idea di un’Università come ‘cittadella del sapere’ intenta a costruire un’isola felice all’interno di una società le cui dinamiche non devono interessare.

I mali della società sono, nell’ultimo ventennio, troppo spesso venuti a bussare alla porta di quella cittadella tanto che oggi non è più pensabile che l’Università debba restare dentro i propri confini a difendersi.

È, invece, ora di uscire da quelle mura, di dialogare con l’opinione pubblica (accettando anche di mettere in discussione i limiti del sistema universitario), di accrescere le occasioni di dibattito.

L’Università ha bisogno di ripensarsi: le sfide che la società le lancia sono oggi profondamente cambiate; per farlo, però, ha bisogno di mettere in discussione gli squilibri e i luoghi comuni che affollano la società e il dibattito pubblico. Occorre far questo per permetterle di restare fedele al dettato Costituzionale: qualunque inerzia o pigrizia non potrà che contribuire al suo decadimento.

Cerchiamo di declinare quotidianamente questa idea di Università nel nostro percorso di ricerca e nelle attività della nostra associazione.

All’interno della Consulta speriamo di condividerla con le rappresentanze studentesche, richiamandole alla responsabilità di riempire questo vuoto e di agire come gruppo di pressione affinché non prevalgano spinte avanguardistiche, qualunquiste o corporative nel mondo universitario.

Servizi pubblici

La composizione della popolazione studentesca universitaria degli atenei baresi oltre ad essere corposa è molto varia: vi sono i cittadini di Bari, i pendolari che ogni giorno si spostano dalla provincia e dalle zone limitrofe per recarsi all’Università ed i fuorisede che si trasferiscono stabilmente in città soprattutto durante il periodo dello svolgimento delle lezioni.

È importante costruire una rete di trasporti pubblici che permettano a questa vasta popolazione di vivere la città, usufruire dei suoi servizi, frequentare le sue istituzioni culturali, cioè di integrarsi nella vita cittadina e non rinchiudersi in piccole enclaves.

Sarebbe ad esempio importante collegare con una corsa dell’Amtab i poli universitari con la Biblioteca nazionale: il suo collocamento presso l’ex-macello di Via Pietro Oreste è un tentativo di creare un presidio di legalità oltreché di partecipazione in un quartiere periferico che valutiamo senza esitazione positivamente. Se, però, non si forniscono soprattutto agli studenti ed ai giovani ricercatori gli strumenti per raggiungerla comodamente si finisce per renderla una cattedrale nel deserto. Lo stesso discorso vale per taluni dislocamenti di Dipartimenti e Facoltà in zone diverse della città: tale tentativo se privo del necessario supporto logistico si riduce ad un inutile dispendio di risorse oltreché in un disservizio.

L’inserimento dei dottori di ricerca nel tessuto produttivo locale

Circa la metà dei dottorandi italiani svolgono il loro triennio di ricerca “senza borsa di studio”, dovendo pagare delle tasse per i servizi di cui usufruiscono. La riforma Gelmini ha addirittura peggiorato tale situazione facendo venir meno il limite massimo del 50% per i posti banditi dai concorsi non prevedenti una borsa di studio. Un ateneo potrebbe ora prevedere in un bando la totalità dei posti per dottorandi senza borsa di studio.

In Puglia tale situazione vive una felice anomalia: la Regione da qualche anno stanzia attraverso il bando Ritorno al futuro una borsa di studio regionale per i dottorandi privi della borsa ministeriale. La logica di tale intervento, che abbiamo caldeggiato e sostenuto, è quella di sovvenzionare con fondi pubblici la qualità della ricerca delle giovani generazioni, fornendogli una forma di reddito ed invogliandole a fare ricerca in questo territorio.

Riteniamo che sia però altrettanto importante costruire gli strumenti che consentano ai dottorandi pugliesi, una volta conseguito il titolo di dottore di ricerca, un inserimento nel tessuto produttivo cittadino e regionale, altrimenti l’investimento della Regione Puglia rischia di contribuire a formare quell’esercito di cervelli in fuga con un elevato patrimonio formativo. Avendo la Consulta l’obiettivo di collegare l’Università al contesto cittadino tale questione dovrà essere al centro dei lavori.

ADI Bari

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